Rullino Grotteriaonline.com - Antonio Panetta

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Scorci di Grotteria - Quadro ad olio - Antonio Panetta

 

[IL PAESE PRESEPE]

 

Grotteria è un piccolo centro agricolo della Vallata del Torbido nella Locride, sul versante jonico della provincia di Reggio Calabria.

Il suo territorio (Longitudine 16° 16' 21" 36, Latitudine 38° 21' 14" 76), che occupa una superficie di 43,32 Kmq, si estende dal Mar Jonio (Grotteria Mare) alle Serre (Croceferrata, 1100 m s.l.m.) confinando con i comuni di Galatro e Fabrizia a Nord, Mammola ad Ovest, San Giovanni di Gerace, Martone e Gioiosa Jonica ad Est, Marina di Gioiosa Jonica e Siderno a Sud.

Cosa molto curiosa, la sua forma assomiglia al territorio dell'Italia... vista allo specchio.

Il centro storico del paese (raggiungibile dalla strada statale 501 - da poco passata a provinciale - che parte dal bivio di Catalisano) sorge su un cocuzzolo di una collina sviluppandosi a gradinata (partendo da circa 270 m s.l.m. - chiesa del SS. Crocefisso – e arrivando ad oltre 400 m s.l.m. – Castello), con la classica forma del paese-presepe e con il torrente Caturello che scorre alle sue pendici, ed è composto da 11 rughe (rioni): Crocefisso, Nucara, Matrice, Pisciotto, Trinità, San Giorgio, Frandisca-Donna Covella, Bofia-Soccorso, Sant'Antonio, San Domenico e Castello.

Molto bella e pittoresca è la descrizione di Grotteria di Nicodemo Palermo del 1885 nella sua “Sul dritto di Grotteria ad avere conservata la sua antichissima Pretura - Memoria”:

“Sita su di una elevata roccia, alle falde di quella diramazione degli Appennini che guarda a levante; cinta di colli incantevoli e ricca di lussureggiante svariata vegetazione; salutata al suo sorgere dal sole che ella prospetta, a chi viene dalla marina Grotteria si presenta sotto l’aspetto di vago anfiteatro, sporto il centro in fuori e tirato in dentro ai lati, quasi aquila che tenga distese le ali.

Dolcemente declinando, va giù fino alla pianura, dove scorre il Caturello; e sempre in mezzo a deliziose campagne, nelle quali fanno di sè superba mostra, assieme ad altri alberi fruttiferi d’ogni sorta, il fico e l’ulivo, il gelso e lo arancio, il mandorlo e il limone, il castagno e la quercia, mentre i suoi colli, lieti di abbondanti vigneti, danno assai squisiti e pregiati vini. Tutto ciò rende assai abbondante il paese, dove pure, tenuto conto delle locali condizioni, non v’ha penuria di quanto può servire a’ bisogni della vita.

Le sue strade interne, benché in pendìo, mercè le cure della solerte Amministrazione comunale, sono ora ridotte ad assai comodo transitare, e vengono di notte illuminate con sufficienti fanali a petrolio.Ma bellissima è la strada principale, che quasi in due eguali porzioni divide l’abitato, e che fa parte della provinciale di prima serie Grotteria-Croceferrata, la quale, prendendo capo dalla stazione ferroviaria di Gioiosa-ionica, pervenuta al suo obbiettivo, va a congiungersi con la nazionale di Mongiana in Provincia di Catanzaro, mettendo così in immediato contatto le due provincie limitrofe della prima e seconda Calabria ulteriore. [...]

L’aria purissima, le acque sane e correnti che scendono giù da’ monti, lo spazioso orizzonte, la quantità delle frutte e de’ vegetali unita alla loro bontà, la relativa abbondanza di tutt’altro che sia necessario alla vita, la modicità dei prezzi, le varie case da alloggare decenti ed igieniche, l’umanità de’ suoi abitanti, la vicinanza con altri più o meno popolosi centri, quella in specie della importante stazione ferroviaria di Gioiosa-ionica, non distante che solo quattordici chilometri, tutti carrozzabili, fanno di Grotteria un non dispregevole soggiorno.

E quanti quì sian venuti a risiedere per ragione d’impiego od altro qualsiasi movente, si sono a noi vivamente affezionati per la cortese ospitalità ricevuta; e molti fra loro, lasciandosi, mostravansi visibilmente commossi, né dimenticarono mai dai luoghi ove siansi recati questa nostra cara patria”.

La struttura del centro storico è rimasta essenzialmente medievale, con la caratteristica delle pittoresche viuzze strette (vineje) e le case una sull'altra, ma in epoche più recenti ha subito due grosse trasformazioni: la prima nel 1783, a causa del terremoto che distrusse molte zone dell'abitato, tanto che fu presa in esame l'eventualità di spostare il centro abitato in un altro posto, ma alla fine fu deciso di ricostruirlo, la seconda nel 1880 (i primi progetti risalgono al 1854), quando il paese fu "tagliato in due" per la costruzione della via di attraversamento del paese (l'attuale Corso Gramsci) che si congiunge alla statale 501.Girando per le viuzze del paese, si possono ammirare ancora i numerosi portali con lo stemma gentilizio della casa di appartenenza e l'anno di costruzione (la maggior parte sono del XVIII e XIX secolo), i caratteristici "gafi", gli antichi passaggi pedonali sotto le abitazioni, e le vecchie fontane raffigurate da volti umani scolpiti nella pietra.

Arrivati in cima al paese, si staglia dominante sull'abitato il Castello (dove si gode di una visuale unica su tutta la vallata: il mar Jonio, le montagne di Canolo, Martone, il fiume e le montagne di Grotteria), un'antica fortificazione che occupa una vasta area sulla sommità della collina.

Le remote origini di Grotteria, comunque, sono evidenziate dai numerosi reperti archeologici fino ad oggi rinvenuti (quasi tutti ritrovati in maniera fortuita, più che a campagne di scavi), la maggior parte dei quali è presso il Museo di Locri e quello di Reggio Calabria.La testimonianza principale è la necropoli preellenica del IX-VIII secolo a.C. (tarda Età del Bronzo e Prima Età del Ferro), rinvenuta a S. Stefano, contrada distante qualche chilometro dal centro storico, dove sono state trovate numerose suppellettili funerarie di varia natura, terracotta, bronzo e ferro, e numerose armi e altri oggetti in un sepolcreto di rito a inumazione collettiva.

Altra testimonianza la si può trovare sul monte Palazzi (1215 m.) presso Croceferrata, dove sono stati rinvenuti negli anni '60, resti di una costruzione d'epoca magno-greca (V secolo a.C.) a pianta circolare; molti suppongono si tratti di una stazione di transito, crocevia tra la dorsale jonica e la tirrenica. Tutto questo supporta il fatto che all'arrivo dei coloni greci, la zona era già abitata.

Di particolare importanza, rimanendo sempre verso il lato nord (montagna) di Grotteria sulla ex statale 501, è l'altro sbarramento costituito da un alto muraglione con un'apertura nella parte centrale e con annesso un piccolo edificio di due piani (molto probabilmente l'edificio del corpo di guardia) in località San Paolo, anch'esso posto come barriera tra il versante Jonico e quello Tirrenico, e denominato verso la fine del XV secolo come "Portanova di Agropteria".

La posizione favorevole del paese, protetto a nord dalla montagne, le Serre, e mitigato a sud dalla brezza marina del mar Jonio, rende particolarmente mite il clima per tutto l'anno.

Questo aveva favorito in passato l'economia agricola basata prevalentemente sulla produzione di grano, olive, uva, pomodori, e accompagnata da allevamenti di ovini e caprini, nonché quella del baco da seta, oggi praticamente scomparsa.

Dell'intensa attività artigianale locale di un tempo (tra l'altro va ricordata la fiorente attività per la fabbricazione della pipa), oggi rimane soltanto una piccolissima traccia: sarti, falegnami, calzolai, fabbri, barbieri, che una volta avevano delle vere e proprie scuole, oggi si contano sulle dita della mano.

Tutto questo causato dalla massiccia emigrazione iniziata negli anni '50, e tuttora in corso in maniera inarrestabile, che ha svuotato quasi completamente il paese (gli abitanti attuali, al 2020, in tutto il terrirorio di Grotteria, sono circa 2876 contro i 9242 del censimento del 1951 - si veda la tabella dell'ISTAT qua sotto), cosa comune a tutti i paesi dell'entroterra calabrese.

Tendenza che si "inverte" durante il periodo estivo, quando molti emigrati ritornano dai loro familiari per trascorrere qualche giorno di ferie, lontano dallo stress delle loro città adottive sparse in tutto il mondo, e godersi dei momenti di assoluto relax: in giro per il paese, al mare o in montagna, ripopolando le vie che troppo spesso, durante il periodo invernale, sono deserte.

Anno 1851 1871 1881 1901 1911 1921 1931 1936 1951 1961 1971 1981 1991 2001 2011 2018 2019 2020
Abitanti 4927 5223 5579 6359 6224 6797 7654 8100 9242 7891 5946 5020 4096 3611 3274 3003 2954 2876

Fonte: ISTAT - Censimento permanente della popolazione e delle abitazioni

 

[CENNI STORICI]

Il comprensorio della Locride a cui Grotteria appartiene, ha radici storiche profonde, le quali affondano nell'epoca preistorica. 

Dalle testimonianze archeologiche, soprattutto quelle scoperte nella contrada di Santo Stefano, si può affermare che il territorio di Grotteria era già popolato tra la tarda Età del Bronzo e la prima Età del Ferro. Questa è la datazione dell'importante complesso sepolcrale di Santo Stefano. 

Una certa datazione sulla fondazione, cerca di darla Domenico Lupis Crisafi nella "Cronaca di Grotteria", in cui, dopo una serie di ragionamenti su Varrone e Grimaldi arriva alla conclusione: "Se è vero che l'assedio di Troia durò 10 anni e che la distruzione della stessa avvenne l'anno 1184 a.C. ne consegue, per logica deduzione, che verso la stessa epoca, o poco dopo, ha dovuto essere fondato il Castrum Minervae nobilissimum da Idomeneo, che prima prese parte a quella guerra e poscia fuggiasco con alcuni suoi si pose in mare per ritornare alla patria terra nella isola di Creta, donde ne fu scacciato dai suoi 'causa seditionis' per aver sparso il sangue del suo figliuolo in un malagurato sacrifizio, e messosi in balia dei venti in questi lidi approdò”. 

Tutta l'area conobbe in questo periodo, età Magno-Greca, il massimo splendore, e una floridezza economica e culturale che tardò ad estinguersi, e le cui tracce permasero a lungo dando vita alle profonde radici della tradizione culturale che ancora oggi, in taluni aspetti, ritroviamo in questa area (produzione vinicola ed olearia, cucina, espressioni dialettali).

Per quanto riguarda il nome, Grotteria è l'ultimo di una lunga serie, si passa dal greco al latino, fino al nome definitivo dei giorni nostri.

Con l'avvento del predominio Romano l'intero comprensorio si avviò ad un lento decadimento con conseguente perdita della propria autonomia, tuttavia la Locride non venne del tutto inquinata perché i romani furono presenti con opere di intervento in vari settori, come nella costruzione di strade e viadotti, nonché di ville private e demaniali ed edifici termali, i cui resti sono visibili tutt'oggi stratificati insieme agli edifici greci. 

Del periodo Bizantino tuttavia, le tracce sul territorio non lasciano lo spazio per una ricostruzione storica globale dell'intera area, per lo più, ritroviamo testimonianze di insediamenti monastici. 

In questo periodo, come è stato detto in precedenza, gli storici locali fanno risalire la nascita del primo insediamento a Grotteria, e precisamente nel luogo dove fu eretto il castello con il nome di "Castello di Minerva".

A supportare queste ipotesi, sono i ritrovamenti effettuati nel'800 sempre da Lupis Crisafi, il quale rinvenne: un sesto di statere di Sibari del VI secolo a.C., delle monete di Siracusa risalenti al IV secolo a.C., nonché un bronzo raffigurante la testa di Ares Nike e molte altre monete greche. Questi ritrovamenti dimostrano che il castello potrebbe essere stato edificato da profughi greci provenienti dalle coste, i quali costruirono, in questo luogo, un "phrourion" a guardia e controllo della via istmica.

La vera "decadenza" dell'area, si ha nell'alto medioevo, periodo di grave riflusso economico dell'intera penisola. A causa dei continui saccheggi sulle coste meridionali italiche e la conseguente chiusura totale dei commerci, si ha una inversione delle tipologie degli insediamenti urbani, infatti le popolazioni della Locride risaliranno dai centri costieri verso le colline dell’entro terra, dove, per difendersi dagli attacchi corsari, daranno origine ai nuovi centri fortificati (900 d.C.).

Con il progressivo abbandono degli indifendibili centri abitati, posti lungo la costa Jonica, e il progressivo svilupparsi dei rispettivi insediamenti all’interno delle vallate (sopra altopiani e rupi inespugnabili), tutta la zona subì una trasformazione che cambiò ogni settore della società, indirizzando i nuovi centri, arroccati sulle montagne, verso la nascita delle città medievali. 

Nel 1100, sotto Federico II (periodo Normanno), assistiamo al primo vero tentativo di organizzazione militare difensiva di questa area, tra cui Grotteria; questa politica era destinata ai grossi centri nevralgici della regione, ma inevitabilmente l’utilizzo di nuove tecniche costruttive nel campo militare, furono adottate anche nei centri minori. Da fonti archivistiche di vario genere, si suppone che il paese di Grotteria, già da questo periodo risulta fortificato e cinto da mura. 

Nel periodo Angioino (XIII sec.) la politica principale che venne seguita fu quella volta alla costruzione di importanti reti costiere di torri, questo serviva a mettere in comunicazione i centri dell’entroterra, come Grotteria, con la costa dove avvenivano gli sbarchi dei corsari. Fino alla metà del ‘500 Grotteria, fu capoluogo di una vasta baronia che comprendeva i centri della vallata del Torbido, ed il cui territorio corrispondeva a quello degli attuali comuni di: San Giovanni di Gerace, Martone, Gioiosa Jonica, Marina di Gioiosa Jonica, Mammola, Agnana, Siderno; su una superficie complessiva di oltre 230 Kmq. 

Dopo lo smembramento compreso tra il 1559 e il 1560, ai danni della famiglia Carafa, rimasero aggregati a Grotteria i soli casali di San Giovanni e Martone, e ciò fino alle leggi eversive della feudalità. Troviamo conte di Grotteria nel 1283 Giovanni Ruffo di Calabria; nel 1296 l’ammiraglio Ruggero Di Lauria (poi conte di Mileto e Terranova); nel 1303 fu signore di Grotteria Raimondo Del Prato; dal 1313 al 1342 la famiglia De Luna; dal 1314 troviamo signore Anfuso figlio del fu Blasco De Luna; Antonio Caracciolo conte di Gerace nel 1363, passa in possesso della contea di Grotteria dove per 92 anni rimase inserita nello stato feudale del conte di Gerace.

Con privilegio di Re Alfonso I° d’Aragona del 1° gennaio 1458 è conte di Grotteria Marino Correale, il quale ottiene queste terre sottraendo i titoli ai Caracciolo, cioè dalla contea di Terranova.

Vincenzo Carafa barone di Castelvetere e Roccella, il 18 ottobre 1496 ottiene in concessione da Re Federico, la baronia di Grotteria con le sue dipendenze, da conseguire dopo la morte di Marino Correale; nel 1576 la contea passa ad Alfonso d’Aragona De Ajerbe, già terzo ed ultimo conte di Simeri, barone di Brancaleone e Palizzi, che acquistò la terra di Grotteria per la somma di Ducati 50.000 da Marcello Ruffo, insieme al diritto di ricomprare i casali di Mammola e Agnana in virtù della vendita fattagli. È importante sottolineare come in queste epoche gli eventi naturali hanno condizionato tutta la storia dell’intera regione, creando, a volte, dei solchi di demarcazione a cavallo dei secoli (come il terremoto del 1638 e del 1783). 

In particolare quest'ultimo, avvenuto il 5 febbraio 1783, fu un terremoto spaventoso che sconvolse gran parte della Calabria Ultra, provocando migliaia di morti e devastazioni che cancellarono interi villaggi e paesi. Molti edifici importanti della zona andarono distrutti, come ad esempio la Cattedrale di Gerace; molte chiese e monasteri furono completamente rasi al suolo; così come molte case povere le quali si "sbriciolarono"; lo stesso castello di Grotteria fu definitivamente compromesso.

Per quanto riguarda i beni della chiesa, va segnalato un evento giuridico, conseguente il terremoto: l'autorità borbonica, allo scopo di recuperare denaro per aiutare la regione vittima del sisma ordinò la confisca dei beni ecclesiastici (Cassa Sacra). 

Questi terremoti costituiscono la concausa dei mutamenti urbanistici ed architettonici sopra citati, lasciando ai feudatari il compito di riedificare o abbandonare, di calamità in calamità, gli edifici pubblici dei loro feudi. 

Con la seconda metà del XIX secolo, in seguito alla normalizzazione degli equilibri mediterranei, in pratica con la fine pressoché totale delle incursioni barbariche, la fascia costiera ionica è soggetta ad un riflusso delle popolazioni provenienti dai centri arroccati sulle montagne. Questo riflusso dà origine agli attuali centri costieri: il fenomeno è generato dalla necessità di agevolare i traffici commerciali, e dall'impossibilità dei vecchi borghi, data la loro morfologia, di sostenere un qualunque sviluppo territoriale, cosa che si ripropone ai giorni nostri. 

Con i vari riordini amministrativi riguardanti i comuni e circondari avvenuti nel XIX secolo, Grotteria fu eletta Capoluogo di Circondario (1802), comprendente Martone, San Giovanni di Grotteria (ora San Giovanni di Gerace) e Mammola. Quest'ulltimo paese (molto fedele ai Borboni) fu staccato nel 1847 dal circondario di Grotteria e eletto capoluogo di altro Circondario, per volontà di Ferdinando II come punizione per il fermento liberale di diversi patrioti risorgimentali a cui Grotteria aveva dato i natali.

"JUDECA"Grotteria oltre ai tanti nomi ufficiali che ha avuto nella sua lunga storia e che abbiamo visto in precedenza, ha un altro, usato perlopiù quando la si vuole disprezzare: Judeca, Giudea.

L'origine, molto probabilmente, deriva dalla leggenda in cui si narra che i chiodi utilizzati per crocifiggere Gesù Cristo, furono fatti nelle fucine di Grotteria. Questa leggenda segue il filone di quelle che si erano diffuse nei primi secoli dell'era cristiana, e poi riprese nel Medio Evo, sull'origine calabrese dei fustigatori di Cristo. I Romani infatti, per vendicarsi della grande resistenza opposta dai Bruzi, prima di essere conquistati (e per essersi schierati al fianco di Annibale), furono trattati da servi e da schiavi, nonché da carcerieri ed aguzzini e mandati al seguito dei magistrati romani di istanza nelle provincie, quindi anche nella Giudea e al seguito di Pilato.

Sullo stesso filone la leggenda che vuole Tropea come patria nativa di Giuda.

Lo scrittore grotterese Giorgio Papaluca, indica invece come Judeca (nel marzo del 2003 ha pubblicato un libro sull'argomento, dal titolo "La Judeca"), il quartiere o ghetto degli Ebrei a Grotteria nel periodo della diaspora, nel rione Pisciotto.

Testo, foto e immagini di Antonio Panetta
 

[Bibliografia]

  • Intropido T., Mordà A. L'ipogeo dell'Itria da architettura Sacra a Museo [tesi di laurea]. Milano: Politecnico di Milano Facoltà di Architettura, 2000
  • Lupis-Crisafi D. Cronaca di Grotteria. Dalla sua fondazione fino all'anno 1860. Gerace Marina: Tipi Michele Caserta & C., 1867
  • Papaluca G. La Judeca. Ardore Marina: Arti Grafiche Edizioni, 2003
 
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